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DI PYTI

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     Dir se poteo, benche si fiera stragge
     Vidi di tanti figli, se la doglia
     Per non farla doler, mutolla in sasso.
     Aventurose pur con lei le figlie
     Di Climene chiamar si denno, s’elle
     Pianto il morto fratel quanto lor piacque,
     Per rifugio mutorno in mezzo il pianto
     In bianche pioppe la corporea veste.
     Io dunque, io sol, sol l’infelice sono
     Che chiedendo esser pietra, in darno il chieggio,
     Et bramando esser legno, in vanno il bramo.
     Sol perche in questa vita, in c’hor mi struggo,
     Non si cangi il destin per cangiar vita,
     Sol perche piu di Pan non tenga il nome,
     Se rotta è al mezzo mio speranza, et resta
     Gia l’avanzo di me tronco è imperfetto.
Qui tacque pe ’l dolor che gli vietava
     Le parole compir, mentre i singulti
     Vedea troncar la voce à parte parte,
     Ma muggendo nel cor, indi le strida
     Si possenti trahea, che parea accolto
     Quivi il furor di Marte et di Bellona,
     Mentre nuovi pastor correano al grido,
     Mentre Satiri et Nimphe in Schiere unite,
     Per la pietà del sfortunato caso
     Con lui piangendo, à consolarlo in vano