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DI PEBISTERA

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     Che con sospir gli muova, et ad amare
     Dolcemente gli inchini, ama à Vicenda
     Lun’arbor’l’altra, et à loro proprij cenni
     Par che le Palme van chinando il capo,
     Par che la Pioppa pur sospira à i moti
     Del conforme arborscel, l’Alno per l’Alno
     Mostra co’l sibilar, tacita voce
     Ch’Amor ascoso nel suo tronco spiri.
Hora in così soave et degno luogo
     Venere à l’ombra d’un fronzuto Mirto
     Sedendo, le dorate et crespe chiome
     Havea disciolte, et come quella altiera
     Del terzo Ciel Reina, che se stessa
     Di lei medesma infiamma et innamora,
     In un bel fonte si specchiava, donde
     Il lume di sua vista tralucea
     Come suol Phebo, s’al’incontro è posto
     De suoi raggi uno spechio, eran dintorno
     A lei le Nimfe, et le sorelle elette
     Insieme con le Gratie, onde chi’l crine
     A lei spargea di pretioso unguento,
     Chi parte de le treccie in dolci nodi
     Volgendo stava, et chi con vel copriva
     Gli humeri vaghi, che’n vaghezza tale
     La cacciatrice Dea mostrar non suole.
     Et mentre era pur poca á tal bellezza


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