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DI PERISTERA

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     Questi son quei fanciulli, che pennuti
     Di Cupido fratei, tra lor simili
     D’età son tutti, et di conforme aspetto,
     Et han per madri loro le Ninfe, come
     Al Gran Cupido sol Venere è madre.
     Questi son quei, che sol la bassa plebe
     Van saettando, et gli animali insieme
     Di ragion privi, al gran valor lassando
     Di Cupido il ferir gli eccelsi Heroi,
     Gli spiriti gentili, et porre in fuoco
     Cio che è rimoto più dal volgo vile.
     Tutta parea che Venere gioisse
     Vedendo tra gli Amor l’opre diverse,
     Quand’ella ch’è ridente sempre in vista,
     Rivolta al fine al suo diletto figlio,
     Che’n saette temprar’era homai stanco,
     Deh che fai (cominciò) che fai Cupido?
     Tempo è ben di cessar da tal lavoro,
     Et tempo fora tra fraterne schiere
     Girne scherzando in si felice campo.
     Esser vota non può la tua faretra,
     Si che d’apparechiar nove saette
     Uopo ti sia, se pur per forte Giove
     Non pensi saettar’un’altra volta,
     Perche, si come un tempo, in nuvol d’oro,
     In Cigno, in Tauro, e’n Satiro si cangi


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