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DI PERISTERA

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     Giunse i candidi augelli, et tal che forti
     Fussero in trar la disusata soma,
     D’un sacro medicame ambi consperse
     Che con secretto sugo hà tal virtute.
     Questo è quel gran licor, con che si dice
     Soler spruzzar la Luna i suoi Giovenci
     Et con che pur il Sol fece à Phetonte
     Humido il viso, per che forte fosse
     In patir il calor de l’alta fiamma.
     Anzi di cotai goccie è fama chiara
     Che d’Eleuso la Dea, bagnò le faci
     Notturne, accio il splendor vivace et fermo
     Durasse al suo infinito errore immenso
     Più vivace splendor fesser per via.
Cosi Venere al Ciel drizzato il corso,
     Mostrò nuovo triompho, e al suo camino
     Iri scarsa non fù, di rugiadose
     Stille l’aria bagnar fra dolci tempre,
     Fin che poi gionta al cerchio del Gran Padre
     Diè non poco stupor con la bellezza
     Et co’l novello carro unqua non visto,
     À cui di Giove il nero augello et gli altri
     Di Marte et di Giunon fer lieto honore.
     E Amore in tanto, ch’à si degna impresa
     Vidde alzata Peristera nimica,
     De la presa vendetta non contento,