Pagina:Beltrami - La facciata del nostro duomo, 1883.pdf/8

Da Wikisource.

— 6 —

progetto in questione saltato a piè pari la questione storica, la più solida in questo caso. Ora, chi vorrà pazientemente leggere questa Relazione, la quale altro non è che lo svolgimento dei criterii che ci guidarono nello studio del soggetto, potrà convincersi come questa questione storica sia stata considerata sotto ogni aspetto, e sviscerata anche con nuovi argomenti: tanto che se il frutto dei nostri studi ha potuto trovar chiusa la via, i criterii che lo informarono, però, serbano forza e serietà sufficienti per sopravvivere al fugace interesse di un concorso, al momentaneo imporsi di una opinione; e portando la questione su di una via più definita e sincera, potranno aiutare chi, in avvenire tenterà una soluzione, e, più fortunato di noi, troverà un ambiente più sereno e maturo alle esigenze e ai rigori di una critica leale, perchè aperta ad ogni intendimento serio e ponderato e coscienziosamente espresso.

Ad ogni modo non sarà del tutto privo d’interesse pel lettore il poter seguire lo svolgimento d’un concetto architettonico in ogni sua fase, vederlo convergere, poco a poco, a una meta che già da lontano ci sorrida sicura, e ci accolga poi convinti.

Poichè in ogni manifestazione dell’arte, e negli svolgimenti architettonici in particolar modo, quell’opera la quale rimane salda ai concetti logici che sono imposti dal lato pratico della questione, quell’opera non può fallire ad una meta, qualunque sia la via prescelta, nè potrà mai trovarsi nella contingenza di offendere il senso meno estetico, come trovò a dire un critico del concorso; sempre che non si voglia invertire, o falsare il significato di senso estetico, ammettendo che questo non debba esser altro che il rispetto assoluto a canoni, a precetti o forme prestabilite.

Per chi è, e si confessa vittima di questi canoni e precetti, per chi non si è mai trovato nella circostanza di sentire ed apprezzare la parte importante di libertà di cui ha bisogno la mente all’atto pratico delle sue concezioni, una questione così originale come quella che ci occupa, potrà risolversi a determinare, prima a quali degli stili, francese o germanico, ogivale o gotico, comunque lo si chiami, meglio si accosti l’edificio nostro; per poi concludere: ciò posto in sodo, non vi sono più che gli imbarazzi della scelta, circa i modelli da prendere a norma per costuire la nuova fronte.

Ma chi non vuole soffermarsi alle facili, quanto con-