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clusioni della parola, chi nella ricerca della soluzione, la sesta alla mano, ora accetta e sanziona, ora respinge, scarta o modifica i concetti che la mente gli appresta, non può appagarsi alle fredde premesse analizzatrici, ai procedimenti misurati, rigidi, agli imbarazzi di scelta che costituiscono il metodo predicato dal critico della Perseveranza; quegli affronta il soggetto senza raffreddarne la viva impressione col sofisticare sulle origini, vive con lui, ne ricerca l’essenza per ritrarne quel succo che deve dare il fiore ricercato. Libertà adunque nella ricerca della meta, libertà di discussione e di studii, purchè sia convinzione vera che assorba e guidi il lavoro della nostra mente; convinzione che non speculi sulle opinioni popolari, più o meno diffuse, nè sulle attrattive di concetti che impressionino facilmente di preferenza d’altri, ma convinzione che abbia sue radici nell’autorità dei documenti; poichè, come conclude il nostro maestro, parlando appunto del Duomo, «quante cose assai proficue o belle si possono imparare dal grosso linguaggio di quei vecchi documenti; o come la natura umana ci apparisce eternamente avida, invidiosa, sospettosa, iraconda, falsa, debole, in faccia alla nobiltà robustissima, alla grandezza serena e sublime del monumento, il quale non sembra nato dall’ingegno mortale!»