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116 delle memorie


egli stava tutto nella sostanza e si curava poco degli ornamenti. Dal papa e dal cardinale Aldobrandini era molto ben veduto e stimato; e crebbe in maniera l’affetto e la stima loro verso di lui che nell’ultima creazione degli otto egli fu promosso al cardinalato.

Ma non debbo tralasciar qui nell’ultimo di far menzione di un nano polacco molto erudito, e specialmente nella lingua latina, che il papa aveva condotto seco tornando dalla legazione di Polonia. Chiamavasi Adamo, viveva in palazzo, era ben trattenuto e aveva libero l’adito ogni giorno col papa, dal quale sempre era con qualche scherzo e trattenimento di burla raccolto. Parlava latino, e con franchezza e con eleganza, e mi ricordo che alle volte pigliava all’anticamera uno de’ tomi del Baronio, e durava fatica in trovare il modo per leggerlo tanta era la sproporzione tra la mole del libro e la picciolezza del suo corpicciolo. Restami pur in mente che il papa aveva molto gusto di vedere alle mani insieme esso nano e Giulio Cesare, nella romana corte cameriere d’onore, il quale era uomo di lettere, buon poeta latino, e specialmente ne’ versi eroici, alcuni de’ quali uscirono anche allora con molta approvazione alle stampe. Trovavasi Giulio Cesare spesso al desinare del papa per occasione di virtuoso trattenimento, ma perché non gli mancavano difetti, e quello in particolare dell’arditezza che bene spesso degenerava nell’impudenza, perciò il nano con buona grazia ora in un modo ora in un altro l’andava pungendo, e Giulio Cesare in varie maniere pungeva all’incontro il nano, talché nasceva dalle contese loro una scena di passatempo che ricreava il papa, non alieno in quell’ora dal sentirsi alleggerire in questa e in altre maniere simili da tante gravissime cure onde era oppresso continuamente.

Con queste persone che ho nominate e con altre di stima, che vi abitavano, io spesso avevo occasione di trovarmi. Era nondimeno la mia conversazione piú frequente con gli altri camerieri o segreti o d’onore, secondo i tempi che ci facevano essere insieme l’uno e l’altro. Fra i segreti particolarmente era don Jayme di Palafoz spagnuolo aragonese di nobilissima