Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/347

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lettere diplomatiche 341


santa sede e che perciò appresso Sua Santitá medesima sia in poca stima la detta facoltá e per conseguenza il collegio della Sorbona che tiene il primo luogo. È venuto ciò a notizia di questi dottori della medesima facoltá, ed ha cagionato nei piú principali e di maggior zelo molto sentimento, e piú degli altri in quelli della Sorbona. Hanno pensato dunque i piú buoni e meglio affetti alla santa sede che si debba mandar a Roma una persona di essa facoltá, non tanto per giustificarsi di questa voce che è sparsa, quanto perché abbia a star costí del continuo ed a trattar gli affari di detta facoltá che le possono occorrere in cotesta corte di Roma; ma uno dei piú principali fini sará ancora di tener unito per via della detta persona il corpo di questa facoltá quanto piú sará possibile con la medesima corte di Roma. Onde la persona che si manderá dovrá aver ordine particolarmente d’avvisar la detta facoltá delle risoluzioni, che s’anderanno pigliando costí alla giornata in materia di religione, e di quelle che escono fuori dalla congregazione del sacro concilio, per potersi poi qui nei pareri che si ricercano ordinariamente da questa facoltá, in dubi pure di religione ed in casi di coscienza, conformar alle determinazioni di Roma; onde quei che non hanno cosí buon affetto alla santa sede, siccome son particolarmente i riceristi, non sentono troppo bene questa risoluzione, ma essendo essi in poco numero rispetto agli altri, si crede ch’il parere dei buoni sia per prevalere, e ciò si deve desiderare poiché da questo non può risultare se non frutto alle cose della religione e vantaggio alla santa sede. Io ho parlato con alcuni altri di questi dottori piú principali della Sorbona ed in particolare col dottor di Vual, che per buontá pietá e dottrina è il piú stimato di tutti, conforme a quello che ne ho scritto altre volte, ed ho procurato di persuadere loro che quel che è stato avisato da Roma sia una voce vana e forse inventata da persona poco ben affetta al ben publico e desiderosa di veder disunita essa facoltá. Della corte di Roma gli ho poi assicurati che Sua Santitá non può avere se non una buona ed onorata opinione di questa facoltá e in particolare della Sorbona,