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lettere familiari 383


quella fede che si degnerebbe di prestar a me stesso. E per fine a Vostra signoria illustrissima bacio umilissimamente le mani, e le prego ogni maggiore e piú desiderata felicitá.

Di Roma, li 15 di giugno 1622.

V

Alla maestá del re cristianissimo, a Parigi.

Il successo ch’ha avuto la conversione alla fede cattolica del signor maresciallo de Dighieres ben ha fatto conoscere nuovamente, che non può ricever in Francia vantaggio alcuno la Chiesa che non lo riceva al medesimo tempo Vostra Maestá: e di ciò non poteva apparir piú chiara pruova di quella che n’ha data ella stessa con l’onore di contestabile conferito subito nella persona del signor marescialle, fatta sicura intieramente Vostra Maestá del suo servizio ora che egli ha professato di voler rendere quello che doveva alla vera Chiesa. Dal signor commendatore di Sillery intenderá la Maestá Vostra con quanto applauso sia stato ricevuto in Roma questo successo. Nondimeno ho stimato che convenisse a me ancora di dargliene questo cenno, ed insieme rallegrarmi altretanto con lei d’un acquisto tale, quanto mi son rallegrato di quello che ne fa per la sua parte la Chiesa. Ma io doveva scrivere particolarmente questa lettera a Vostra Maestá per sodisfar con quei piú ringraziamenti che posso a due miei oblighi verso di lei; l’uno cioè per il suo beneplacito regio in favor della rinunzia che il signor Cardinal Montalto m’ha fatta della sua abbazia di San Valéry in Francia, e l’altro per il luogo della congregazione di questo santo offizio di Roma, che m’ha fatto ora ottenere il signor commendatore sudetto in riguardo del mio carico di comprotettore. Questi sono effetti, Sire, della sua real beneficenza, che tanto piú divien feconda di grazie quanto piú ne comparte verso i suoi servitori; fra i quali io