Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/111

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1X6 VECCHIE ROMANZE SPAGNUOLE a guisa di chi soltanto schizza un disegno. Non se ne lascia trascinare, ma lo padroneggia ella il suo fatto: non ne piglia che le circostanze piú rilevanti; su tutte l’altre trascorre a gran salti, e non se ne cura. Ella non ci guida passo passo per mano, ma ci sospinge innanzi all’oggetto; ce lo fa vedere, ma non ci dá tempo di contemplarlo; è frettolosa, e ci vuole affrettati. Questo costume tengono di frequente anche le romanze spagnuole. Il loro cominciare è per lo piú impreparato: improvviso non di rado il loro finire; elle somigliano spesso, e probabilmente sono anche talvolta frammenti di canti piú lunghi e perduti. Poca variazione hanno ne’ modi del raccontare, nel trovar delle immagini, nel vestir di parole il pensiero, e nelle formole destinate a ravvivare l’attenzione altrui. Ma quella scarsezza è compensata da una insuperabile felicitá nello abbattersi sempre a tutto quanto vi ha di piú appropriato. Ed anche in questo procedimento è da osservarsi che i trovati di un popolo sono a quando a quando simili a quelli d’un altro e pur lontanissimo. Nelle romanze spagnuole e ne’ canti popolari fino del settentrione s’incontrano maniere identiche: indizi fortuiti della identitá della natura umana, piuttosto che prove d’una imitazione, non altro il piú delle volte che conghietturale. In quanto al metodo tenuto nel voltare in italiano questi versi poco è da dirsi. La somiglianza che corre si frequente tra ’l vocabolo spagnuolo ed il nostro, tra le frasi dell’una e quelle dell’altra lingua, pare a prima giunta dovere agevolare di tanto al traduttore la fatica d’essere fedele, da renderla quasi uno spasso. Ma come quello spasso sia bugiardo, e l’agevolezza covi ad ogni secondo o terzo verso un inganno, una difficoltá desolatrice, lo sa chiunque ci s’è provato. E però non volendomi sottrarre al dovere di una fedeltá rigorosa, ma aspirando altresí a rendere in italiano poesia straniera per poesia straniera, intuonazione per intuonazione, armonia per armonia, mi sono ingegnato di mirare ad una fedeltá piú reale che apparente e, nella opinione mia, piú esatta che non ordinaria fedeltá materiale. Che all’intenzione buona abbia conseguito sempre effetto consimile non ispero; e me ne rimetto al giudizio degl’intelligenti.