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I
IL CANTO DEL MARINARO
Quieti aviesse tal ventura...
Cane, de rotnances (Anvers, 1555).
Oh, chi avesse tal ventura
lungo Tacque alla marina,
come l’ebbe il conte Arnaldo
il San Gianni di mattina!
5 Col suo falco sovra il pugno,
fuori a caccia, fuor n’usciva:
venir vede una galera
presso presso a pigliar riva.
E di seta il sartiame,
io di zendado è l’artimone:
il marin che la governa
vien cantando una canzone.
E un cantar che acqueta il mare,
che fa i venti minuir,
15 ch’ogni pesce che sta in fondo,
su a fior d’acqua fa venir,
e posar fa sul trinchetto
ogni augel che batte vanni.
— Oh, galera! oh, mia galera!
20 Dio ti guardi da malanni :
dai pericoli del mondo,
fuor su Tacque e presso terra,
dalle piane d’Almeria,
dallo stretto a Gibilterra