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ROMANZA TERZA
Cala Francia, Montesinos.
Cane, de romances (Anvers, 1555).
— Lá è la Francia, lá è Parigi:
Montesino, vedil lá!
vedi l’acqua del Duero
dove a mettere in mar va!
Laggiú guarda, Montesino;
que’ palazzi son del re !
lá son quei di don Beltrano!
Quel piú alto, che tu ve’
meglio posto, è di Tomilla,
del nimico mio mortai !
Un bandito io son per lui,
per la lingua sua sleal.
Quanta fame, quant’arsura
ho dovuto sostener!
scalzo i piedi e rotto l’unghie
sanguinanti sul sentieri
Testimon la madre tua
ancor misera di piú!
Partorí in una fontana,
né avea dove porti giú.
Io mi trassi la casacca
per volerti almen coprir.
Ella dissemi, piangendo
del meschino tuo apparir:
— Togli, o conte, il bimbo mio
e lo porta a battezzar:
sia nomato Montesino;
Montesino il dèi nomar. —