Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/13

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Ogni fiel di rampogna futura
temperò con tai detti l’onesta:
poi, qual donna che il tempo misura,
100fe’ silenzio e allo sposo tornò;
la man lieve gli pose alla testa,
e contenta un suo voto mandò:
— Dalle membra è svanito l’algore.
Ah! sien placidi i sonni, e dal ciglio
105si trasfonda la calma nel core;
né il funestin vaganti pensier,
che gli parlili di patria, d’esiglio,
che gli parlin d’oltraggio stranier. —
Oltre il mezzo è varcata la notte.
110Nel tugurio le tenebre a stento
da una poca lucerna son rotte
che giá stride vicina a mancar.
Fuor non s’ode uno spiro di vento,
non un remo che batta sul mar.
115Tace Arrigo. La greca si asside
a ridir le sue pene; e sovente
il sospir la parola precide
o l’idea nella mente le muor,
perché al letto dell’uomo languente
120la richiama inquieto l’amor.