Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/16

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Fúr l’ultime lagrime
che il miser versò:
poi cupo nelPanima
il duol rinserrò;
con negri fantasimi
piú sempre il nodri ;
ahi misero ! misero !
la vita abbona.
Ma il sonno piú aggrevasi,
ritorna il tepor;
trasfusa dal ciglio
la calma è nel cor.
Oh Dio! noi ritentino
vaganti pensier
di patria, d’esiglio,
d’oltraggio stranier.
Ili
Come uscito alla strada il ladrone,
se improvviso lo stringe il periglio,
riguadagna a gran passo il burrone,
lá si accoscia, e dal vii nascondiglio
gira il guardo ed agogna il momento
di spiegar senza rischio l’artiglio;
tale Ali si sottrasse al cimento.
Poi rivolto all’infausta pianura,
l’attristò d’un feral monumento (9).
Ma que’ marmi non son sepoltura
che piangendo ei componga al nipote:
arra son di sua rabbia futura.
Sorge un vecchio e predice: — Remote
ah! non son le vendette del vinto;
oggi ei fugge, doman vi percote.
D’armi nuove il suo fianco è recinto,
e alle vostre la punta fu scema
in quel di che l’avete respinto. —