Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/48

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Ed ecco altre insegne con altri guerrieri,
che sboccano al piano per altri sentieri,
che il varco ai vegnenti son corsi a tagliar.
Lá gridano: — Italia! redimer l’oppressa! —
65 qui giuran protervi serbarla sommessa:
l’un’oste su l’altra sguaina Tacciar.
Da ritta spronando si slancia un furente:
un sprona da manca, lo assai col fendente,
né svia da sé il colpo che al petto gli vien.
70 Bestemmian feriti. Che gesti! che voci!
La misera guarda, ravvisa i feroci :
son quei che alla vita portò nel suo sen.
Ahi ! ratto dall’ansie del campo abborrito
s’arretra il materno pensiero atterrito,
75 ricade piú assiduo fra l’ansie del di.
Piú rapido il sangue ne’ polsi a lei batte:
le schede fatali dall’urna son tratte.
Qual mai sará quella che Carlo sorti?
Di man de’ garzoni le tessere aduna,
80 ne scruta un severo la varia fortuna,
determina i sette che l’urna dannò.
Susurro piú intorno, parola non s’ode;
ch’ei sorga e li nomi, la plebe giá gode,
giá l’avido orecchio l’insulsa levò.
85 E Giulia reclina gli attoniti rai
sul figlio e lo guarda d’un guardo che mai
con tanto d’amore su lui non risté.
Oh angoscia! ode un nome...; non è quel di Carlo
un altro ed un altro...; non sente chiamarlo:
90 rivelali giá il quinto...; no, Carlo non è.
Proclamano il sesto...; ma è figlio d’altrui;
è un’altra la madre che piange per lui.
Ah ! forse fu invano che Giulia tremò.
Com’aura che fresca l’infermo ravviva,
95 soave una voce dal cor le deriva
che grazia il suo prego su in cielo trovò.
G. Berchet, Opere - I.