Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/55

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romanza: e però mi sono ingegnato di scegliere pochissimi tra quei pochi, e d’ incastrarli qua e lá nel tutto d’invenzione, che, secondo l’ intendimento mio, doveva essere un riverbero rapidissimo del tutto di veritá, e quindi conservare qualche tratto individuale della fisonomia dell’oggetto riverberato. Di questi particolari sono, a modo d’esempio, il volo delle tre colombe venute dalla cappelletta de’ santi Sisinnio, Martirio ed Alessandro a poggiarsi sull’alto del carroccio quando appunto la battaglia di Legnano pareva voler essere perduta pe’ lombardi ; lo sgominarsi de’ tedeschi alla vista di quel volo, interpretato da essi come portento di disfavore; il rincorarsi invece de’ lombardi che si pigliarono come indizio dell’aiuto de’ santi il capriccio di tre uccelli (cosi i tempi volevano!); il modo della fuga de’ tedeschi; l’appiattarsi di Federigo ne’ boschi e il suo non tornare che dopo tre giorni alla moglie, Beatrice di Borgogna, la quale giá, pensandolo morto, gli preparava in Como i funerali...; ed altre inezie di tal fatta che è inutile di ripetere, e delle quali alcune anche si riferiscono alla condizione politica e civile de’ lombardi in quella etá. Ora, per rispetto alle note, che non sarebbero piú su fatti ma su lievi accidenti di essi, a me sembra che un dilemma qui nasca, dai corni del quale sia difficile di scappare. O questi particolari, considerati solo come trovati poetici, sono espressi nel poemetto con sufficiente chiarezza, non per certo prosaica, ma quale l’ammette la poesia epico-lirica; o non lo sono. Se si; e a che mai servirebbero le note? Se no; il poema è sbagliato e va buttato subito al fuoco senza misericordia, perché il primo dovere di chi canticchia versi è di farsi intendere a dirittura co’ mezzi poetici, senza aver d’uopo di ricorrere per ciò al sussidio di mezzi estranei affatto all’arte sua, senza immischiarsi a farla da letterato. Sul primo corno del dilemma credo ch’io possa arrischiar di sedermi, qualunque sieno le altre ragioni per cui i miei versi possano meritarsi il complimento delle fiamme. E qui seduto, se per altro voi, dilettissimi, non m’invidiate il sedile, credo di dovere asseverare non solo che le note non servirebbero a nulla, ma ch’elle servirebbero a male. Non facendo esse che stemperare