Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/61

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poetica a coloro che non l’intendessero da sé e fossero galantuomini da potervi fidar voi a menzionare con essi i versi e il nome mio. Ma sopra tutto vi raccomando di mettervi anche a dire cose triviali, tanto da farvi meglio comprendere e conficcare e ribadire ben bene nel capo di loro come quelle forme a trovarle non richieggano modelli reali da cui ritrarle, a guisa che fanno i pittori quando ritrattisti o quando non accostumati alla franca rappresentazione dell’ideale. Che sarebbe questa potenza che la mente umana ha d’ immaginare, se per rinvenire il verisimile avessimo d’uopo di misurare sempre il vero con la spanna o col compasso? Dov’è l’uomo anche meno dotato di questa potenza, il quale, se gli dici: — La tale famiglia è viziosa, — non sappia crearsi nel suo pensiero l’immagine di qualche azione viziosa de’ componenti quella famiglia? Quell’azione da lui immaginata, manco male non sará avvenuta nella realtá materiale delle cose, non sará vera; ma sará analoga al vero, ma verisimile: sará nella mente di lui la forma visibile del concetto invisibile, sará uno de’ fantasimi rappresentativi della nozione del vizio. Come colui che gli suonò all’orecchio la parola «vizio» era salito dagli oggetti all’astrazione, cosi egli, immaginando un’azione, altro non avrá fatto che quello che facciamo d’ordinario noi, turba grossolana — voi sapienti non so come facciate: — sará ridisceso a cercare negli oggetti un simbolo figurato dell’astrazione, ed in mancanza d’oggetti reali, gli sará bastata la rappresentazione di essi nel suo pensiero. Di questo modo parmi che tutti siamo piú o meno poeti, anche il ciabattino che non ha sentito parlar mai di poesia, anche colui che non ha aperto mai bocca a manifestare ad altri un suo pensiero; perché la facoltá di crearci oggetti ideali, di arrestarci a contemplare fenomeni che non occuparono mai né tempo né spazio, di vagare dietro il verisimile sdimenticati del vero, la facoltá poetica insomma in tutti i suoi attributi, sia o no che se n’abbia consapevolezza quando la si esercita, sia che se ne faccia stima o disprezzo, eli’ è pur sempre una delle perpetue imprescindibili condizioni che costituiscono lo spirito umano. E chi sa che ella non sia fors’anche la precipua! Chi