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i. sul dramma «demetrio e polibio» 5


    Questo cor ti giura amore,
    mia speranza, mio tesoro.

E come l’anima si commove tutta, io me la sento dalle sedi segrete rispondere:

    Questo cor ti giura amore,
    mia speranza, mio tesoro.

Mille volte ho desiderata la tua compagnia. Mille volte ho desiderato di dividere con te questo diletto di paradiso. Che importerebbe a noi del sogghigno di quelle mute fisonomie calcolatrici, su cui non isbalza mai una scintilla dell’anima?

Invidieremo forse noi a costoro il letargo che gli assidera, noi che piú che per la mente viviamo pel cuore? Che se voi, o freddi filosofi, mi togliete queste care illusioni, questa violenza di emozioni, io offro alla vostra scure anche il collo mio, e vi cedo tosto e di buon grado la vita, per la pace del sepolcro: ma s’ella precede la morte, io l’abborro.

Ma tu forse sospetterai che a tanto incantesimo contribuisca non poco l’aspetto della bellezza e delle tante attrattive della gioventú. Maligno animo! Io ti confesso candidamente che le due ragazze Mombelli ebbero entrambe propizia assai la venustá, e che la minore di esse, per quanto appare dalle scene, unendo ad un volto animatissimo e ad un par d’occhi leggiadri un sorriso tutto serenitá ed una certa ingenua lindura di modi, non riescirebbe vano soggetto di studio a quel pittore che colla contemplazione di vari modelli naturali volesse arricchirsi la mente d’immagini delicate ed arrischiarsi di ridurre a umane forme l’idea astratta dell’amabilitá. Tu però, in compenso della sinceritá mia, accetta per sacrosanto il giuramento che ti fo d’avere io scrupolosamente poste ad analisi le mie sensazioni, d’averne investigato l’origine, e d’aver trovato che questo piacevole entusiasmo che mi rapisce è generato dalla dolcezza tutta nuova della voce di lei che tiene assai del contralto e che, senza svagarsi, piomba diritto sui cuori altrui e se ne impadronisce; poi dal metodo semplice, ma affettuoso, ma pieno di