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SACONTALA

O SIA

L’ANELLO FATALE

Dramma indiano di Calidasa

Il dramma è preceduto da un prologo brevissimo in forma di dialogo tra l’ impresario del teatro ed un’attrice. Questo prologo non ha altro scopo che di annunziare la recita della Sacontala, ed è preceduto anch’esso dalla seguente benedizione pronunziata da un bramino (0: — L’acqua fu l’opera prima del Creatore; il fuoco riceve le obblazioni comandate dalla legge; il sacrificio è celebrato con solennitá; i due lumi del cielo distinguono il tempo; il sottile etere, veicolo del suono, riempie l’universo; la terra è la madre naturale d’ogni incremento; e l’aria anima ogni cosa che respira. Visibile sotto queste otto forme, benedica e sostenga noi tutti Issa, il dio della natura.

ATTO I

La scena è un bosco sacro, abitato dal savio Canna e dagli eremiti suoi seguaci.

Dushmanta, re dell’India, appare sopra un carro, inseguendo a briglia sciolta un’antelope (gazella) ch’egli vorrebbe ammazzare. La belva si ripara nel bosco sacro. Esce un eremita accompagnato da un discepolo, e scongiura il re d’aver pietá di quella

(i) Pare da ciò che presso gl’indiani i divertimenti teatrali fossero, come presso i greci, una specie di riti sacri. Si è tradotta la benedizione non come un tratto di poesia da poter fare effetto in Italia, ma come una bizzarra curiositá. Ne’ greci e ne’ latini vi ha pur molte e molte particolaritá che per noi sono insipide, appunto come la benedizione del bramino.