Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/163

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ATTO VI Strada.

L’anello nuziale era stato perduto da Sacontala nell’attigner acqua ad un pelaghetto vicino a Sacravatara. Un pescatore d que’ luoghi, nello sventrare un grosso rohita còlto un di nella rete, gli rinvenne fra gli interiori quel gioiello, e pensò di trarne danaro. Stava appunto vendendolo; quando alcuni ufficiali di palazzo, messo l’occhio su lui, lo sospettano tagliaborse, lo legano e, ad onta delle discolpe ch’egli adduce, ad onta de’ giuramenti suoi, lo vengono traendo prigione.

Uno degli ufficiali parte recando al re l’anello, e lascia intanto che i suoi compagni custodiscano il meschino, che trema della propria vita.

Torna quell’ufficiale: ordina che sia posto subito in libertá il pescatore. — Il re ha avuto carissimo l’anello; al vederlo gli si commosse l’anima repentinamente. Parve che quel gioiello gli richiamasse alla mente una persona diletta. Il pescatore sará ricompensato con larghi doni. —

Giardini del palazzo.

Appare nell’aere la ninfa Misracesi; e dal discorso di lei si raccoglie ch’ella è la protettrice di Sacontala. Due ancelle del dio dell’amore stanno ragunando fiori per una festa sacra. Sopravviene l’anziano de’ ciamberlani, ed intima loro di desistere dallo scavezzar tanti steli di fiori: il re è afflitto, e per quell’anno non vuole giubbileo.

Una delle ancelle. Dolce è per noi l’obbedire al signor nostro... Ma, se ci è lecito il chiederlo, perché mai il re proibisce la solita festivitá?

Il ciamberlano. E non sapete dunque dell’infausta perdita di Sacontala?

Una delle ancelle. Si, sappiamo;... e dell’anello inoltre venuto in mano del re.

Il ciamberlano. Poco adunque mi resta a dirvi. Quando al rimirare la propria gemma tornò la memoria al re, egli die’