Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/186

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gnosissimo, terribilissimo per grandi occhiali sul naso e impolverata parucca! b).

Ei m’accenna col dito alle turbe e grida: — Quegli è il colpevole, quegli il ribelle che ardisce resistere all’autoritá, stimare i moderni, non adorare gli antichi. Guai se il mondo uscisse di pupillo e l’ascoltasse! Urlate, o turbe: fischiate, percuotete, uccidete. Lo scellerato pretende che si ragioni! —

E le turbe, che non ragionano e non intendono, mi guardarono minacciose; ed io, traendomi in disparte, risposi:

— O gente degna delle «ghiande saturnie», placatevi e calpestate questo male sparso Caffè. —

Venne Adonio, il damo per eccellenza; Adonio, il condottiero profumato della schiera degli eunuchi. Costui, recandosi tra le mani l’ultima raccolta di Ana, cercò tra le pagine un epigramma, e mi trafisse.

Ahi, ahi, ahi... Oh mio mal prodigato Caffè !

Ma chi mi giunge a sinistra dietro le spalle? Ecco la schiera bruna che bulica come un formicaio.

Veggo lo scrittorello, colui il quale vende ognora a gran prezzo ciò che vai nulla: se stesso ed i suoi giudizi.

Veggo il vecchio Codro, cadente sotto il peso de’ suoi volumi in foglio; né la rabbia basta a dargli forza per lanciarmeli contro.

E te pure non dimentico, o poetastro, celebratore de’ pranzi illustri; e te pure, o Vafrino, piaggiatore de’ grandi, che ti sei fatto un patrimonio colla loro vanitá.

Ma voi chi siete, pallide facce, tutte fosche di neri capegli, ora immote verso il cielo, ora inclinate mestamente alla terra? Ah si, vi riconosco, Piloncino e Tartuffo, ipocriti di virtú, falsatori di religione.

E i vili si strinsero le destre, e congiurarono cosi :

— Costui né si vende né si compra; ma con un tocco ardito della sua penna sbalza dai volti le maschere e snuda la veritá.

Dunque péra il superbo, péra il nemico della patria, péra il disprezzatore de’ grand’uomini, il novatore mostruoso, l’esecrato filosofo péra. —

(1) Di questo signor Cristoforo si veggono piú menzioni nei giornale del Caffè. Sovranamente comica è la di lui disputa in favore degli antichi contro quello fra gli estensori che si firmava «A.».