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ii. lettera semiseria di grisostomo 33

si convengano a’ principi. Non istate a dar, no, retta al costui spauracchio.

— Ah sí, ben parli, o cavaliero a sinistra! Tu sei un eroe secondo il cuor mio. Chi rifugge l’uscire a caccia, vada in malora a snocciolar paternostri. A tuo dispetto, bacchettone scimunito, a tuo dispetto voglio cavarmi la mia brama. —

E via via via, fuor d’un campo, dentro un altro, su pel poggio, giú per la china, sempre sempre gli venivano cavalcando stretti a’ fianchi il cavaliero a destra e il cavaliero a sinistra. Quand’ecco a un tratto smacchiar di lontano un bianco cervo con corna di sedici palchi.

Il conte raddoppiò il fiato alla cornetta, e piú veloci accorsero d’ogni parte cavalieri e pedoni. Ed ecco, or di dietro or dinanzi, or l’uno or l’altro de’ seguaci stramazzare tramortito sul terreno per la gran furia.

— Stramazza pure, stramazza, al diavolo! Non per questo deve andar guasto lo spasso de’ principi. —
     La belva si accoscia in un campo di spighe e vi spera rifugio. Ecco un povero contadino trarre innanzi umilmente e metter gemiti e lagrime:

— Pietá, signor mio, pietá! Abbiate riguardo agli stenti, al sudore del poverello. —
     Il cavaliero a destra galoppa innanzi, e con dolcezza e bontá ammonisce il conte. Ma il cavaliero a sinistra lo infervora, lo instiga all’oltraggio maligno. Il conte schernisce le ammonizioni del cavaliero a destra e si lascia traviare dal cavaliero a sinistra.

— Via di qua, miserabile! — grida sbuffando terribile il conte al povero aratore — o ch’io, per Satanasso! su te, su te dirizzo la caccia. Olá, compagni! addosso addosso! dálli dálli! In segno che ho giurato il vero, fategli fischiar le fruste sugli orecchi. —

Detto fatto, il conte si scagliò furibondo al disopra la siepe; e dietro a lui un bisbiglio, un rimbombo, e tutto quanto il traino