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50 scritti critici e letterari

del dolore (e che dolore!) si lasciò fuggire di bocca la rinnegazione della provvidenza, meritava ella di essere sepolta viva? meritava che il ministro dell’ira di Dio fosse quello stesso amante per cui ella aveva spasimato tanto? meritava che questi alla gelata indifferenza dovesse anche aggiungere la crudeltá della ironia, e continuarla fino all’ultimo della vita? Se dopo lunghe macchinazioni, ella fredda fredda avesse per avarizia piantato un coltello nel petto al padre e strozzata la madre, le starebbe bene questo ed ogni altro rigore di pena; ma nel delirio dell’amore... per una parola inconsiderata... tanto supplizio! No, non può essere. Il Dio nostro è il Dio della misericordia. Tratto a doverci visitare nell’ira sua, egli guarda pur sempre all’intenzione del peccatore, e distingue il delirio d’una passione innocente dalla gelida, ostinata empietá. Eleonora ha peccato. Ma qual proporzione qui tra ’l peccato e la pena? No no, la storia d’Eleonora non è credibile. È una invenzione nera nera che mette ribrezzo; è una favola da nutrici che non è raccomandata da verisimiglianza veruna, e che non meritava neppure una sola delle nostre lagrime. —

Davvero io non torrei a difendere innanzi al Santo offizio l’ortodossia di chi ragionasse cosí. Davvero sono persuaso che qualunque persona trascorresse a discorsi siffatti, dopo piú mature considerazioni, se ne disdirebbe. Ma fattili una volta, e rovinato con ciò l’effetto primo di questa poesia, come trovarla bella dappoi? come gradir bene dappoi ciò che sulle prime n’è venuto in fastidio? E che a molti si aggireranno pel capo pensieri consimili a questi ch’io portai qui sopra, oserei scommetterlo. Non mi dorrebbe di rimanere perdente; anzi ’l desidero.

Ad ogni modo in entrambi questi romanzi, e piú nel secondo, v’ha qualche cosa di magico che non si lascia definire. Ed io conosco uomini in Italia che, capaci quant’altri di esercitare la critica, pure fu loro necessitá metterla in silenzio, perché sentivansi l’anima strascinata dalla prepotenza del terribile, intenerita dal patetico che regna in questi componimenti. E la monotonia stessa, che qua e lá il poeta vi sparse, rendeva piú profonda e piú perseverante la commozione.