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2 scritti critici e letterari

debolezza non comune di anima, o per certe troppo squisite attitudini a sentire, alle quali m’abbia disposto forse malamente una peculiare educazione; e se infine dal maggiore o minore conseguimento d’affetti è lecito far paragone fra una musica e l’altra, e il misurarne cosí la bontá positiva di ciascheduna non è logica strana; io sprezzerò con ardimento deliberato qualsivoglia anatema dei pedanti dell’arte musica, e quantunque non iniziato ne’ loro misteri, non grave il capo di crome e biscrome, giurerò solennemente a te, e teco, se ti aggrada, anche al pubblico intero, che il signor Rossini quando dettava quest’opera era quasi certamente ispirato da un genio buono.

Modellando il signor Rossini l’arte sua al vero gusto italiano, si sgabellò delle astruse metafisiche di molti degli oltramontani; e lasciando che a loro tenga luogo d’ogni altro senso l’orecchio, vide che in Italia v’erano anche de’ bisogni nel cuore, e questi studiò di appagare; vide che se la sola armonia bastava all’udito, ella non bastava però a conseguire quel fine a cui egli mirava, ed a lei saviamente accoppiò la cantilena; vide che la persuasione è operata dalla continuitá del pensiero e, certo egli di possedere profondamente la scienza musica, non si curò di farne uso vano e puerile, ma maneggiandola da padrone allungò i suoi pensieri in modo da schivare le tante e ricercate spezzature, delle quali pare che vadano innamorati i moderni eruditi dell’arte; vide che il suono degli strumenti, quando sia unito al canto, non può ragionevolmente affettare il primato, ma sí bene deve a quello sottostare pazientemente, e non si diede perciò a seppellire la dolcezza delle voci umane nella tempesta dei timpani e nello stridore delle corde e dei chiarini; vide egli insomma tutto quello di cui si erano accorti prima di lui e Pergolesi e Iomelli e Cimarosa e Paesiello e, rispettandone l’ombre senza seguirle servilmente, si aprí una via alla gloria. E se vago, com’egli è, dell’aver semplicitá, pur non ebbe il coraggio di inimicarsi del tutto i cacciatori dei ghirigori musicali, bisogna almeno confessare che nel placar di frastagli e ricami quella divinitá egli fu scarso assai ne’ suoi sagrifici. Fortunato giovinetto, e fortunati noi pure, se le meritate lodi, delle quali lo onorano