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lo spirito de’ tempi. Però intanto si cercò di guadagnar cognizioni. E la mente degli italiani, irrequieta tra l’ignoranza e la volontá di sapere, si volse ovunque per ottenerle. Allora gli stranieri principiarono a diventar meno stranieri per noi; e vari de’ nostri, smettendo la ruggine antica, si affratellarono qualche poco con essi anche a viso scoperto. Cosí, secondando la nuova inclinazione degl’italiani, vedemmo comparire in Italia frequenti traduzioni di poesie e prose oltramontane; e vedemmo ben anche alcuni dei nostri dotti pubblicare storie, dissertazioni, discorsi intorno alle letterature delle diverse nazioni d’Europa.

Senz’animo di voler detrarre un minimo iota alla gratitudine che possano meritare tali fatiche, massimamente le tante e sí lunghe dell’Andrés1, noi portiamo opinione che all’Italia manchi tuttavia un libro d’autore italiano sufficiente a darle un’idea compita dell’origine, de’ progressi e dello stato presente delle lettere presso l’una o l’altra delle nazioni straniere, e che, per averne qualche esatta contezza, le bisogni cercarla fuori di casa. Gli scrittori nostri, che fino a questi ultimi anni ne parlarono, ci sembrano non abbastanza provveduti d’idee estetiche elementari: quindi non abbastanza franchi e risoluti nella scelta del bello, e spesse volte piú encomiatori imprudenti che critici pacati; o, se a quando a quando censori, uomini pressoché sempre di corta veduta. D’altronde lo studio dell’uomo e di tutte le sue relazioni col passato e col futuro non era ancora, a quel che pare, lo studio favorito per essi. La strettezza de’ vincoli che congiungono sempre le lettere alle opinioni politiche, religiose e morali, a tutta insomma la civilizzazione dei popoli, era tuttavia un mistero in Italia. E però eglino consideravano i libri de’ poeti e de’ prosatori piú come semplici azioni individuali che come espressioni della qualitá de’ secoli, piú come un lusso lodevole delle nazioni che come un bisogno perpetuo dell’uomo sociale; bisogno che rinascerebbe pur sempre di per

  1. L’Andrés, quantunque spagnuolo, è da considerarsi come autore italiano, perché scrisse il suo libro nella nostra lingua.