Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/54

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tra questi Garibaldi. Gl’italiani contristati volgevano gli animi commossi e le speranze a Venezia, che, sola, eroicamente difendeva la sua libertà contro l’Austria. S’era sparta la voce che Garibaldi con un pugno d’uomi risoluti marciasse verso la laguna e s’affrettava da tutti il suo cammino a salvezza dell’intrepida e generosa città. Novello Ferruccio si gettò per i monti; e mentre al capitano della Repubblica fiorentina s’opposero le picche spagnole nei castagneti e nei Castello di Gavinana; all’audace difensore di Roma contrastarono il passo e le difficoltà delle marcie in mezzo a pericoli e sofferenze d’ogni sorta, e l’impossibilità di penetrare dentro Venezia.

Si disperse la banda, curando ciascuno alla propria salvezza. Il Garibaldi restò solo con pochi fidi e la sua povera Annita: incinta e malaticcia, l’aveva seguito attraverso il periglioso e disagiato cammino; e là, in mezzo alla melanconica pineta di Ravenna, in una casuccia solitaria, se la vide spirare fra le braccia.

Composte in pace le amate ossa, tentò di nuovo ma invano d’entrare in Venezia. Allora gettatosi alla montagna, cerco a morte come una fiera e dai soldati dell’Austria e dagli sgherri italiani della reazione, fu suo pensiero di ridursi in salvo in Liguria per la via dei monti. Insieme con un solo compagno pare che risalisse la valle del Santerno e dal passo della Futa per i poggi dell’alta Sieve facesse capo a Montecuccoli. Qui prese una guida, perchè per la via più corta lo conducesse al Bisenzio; e vi giunse per il sentiero di Valle passando dalla Rocca di Cerbaia, fermandosi in casa del mugnaio Luigi Bia-