Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/61

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vece di nido di volpi e cova di lupi è luogo delizioso per la sua posizione, dalla quale si domina lo sbocco della valle e si gode anche nei calori della state le frescure dell’appennino. La villa di antica costruzione, riccamente restaurata, appartiene ai Signori Spranger, eredi del Cav. Hall, proprietario della bella tenuta della Briglia.

Sulla foce del Rio di Meletto vedesi la Cartaia vecchia, un’antica casa oggi ridotta ad altro uso.

Dove la strada ritrova i campi, appare la Briglia (40 min.), un grandioso fabbricato sormontato da un alto camino da fonderia. Ed infatti la società Hall e C.i ridusse e ingrandì il locale per la lavorazione del rame che vi si trasportava dalle miniere di Montecatini in Val di Cecina, mentre per l’innanzi era stata una fabbrica di carta e delle più rinomate della Toscana. La fonderia acquistò credito, si fecero grossi guadagni, si trasformò in meglio quasi totalmente il luogo per l’opera e l’ingegno di Giuliano Orlandini, direttore, ingegnere, meccanico, architetto.

Nel 1846 una parte della popolazione della Val di Bisenzio più vicina alla Briglia, e specialmente i contadini aizzati da chi doveva illuminarli e calmarli, spinti dalla ignoranza e dal mal animo, armati e minacciosi assalirono la fonderia, gridando che il fumo del camino della Briglia fosse la sola e vera cagione della pochezza delle raccolte e recasse gravissimo danno agli olivi ed alle viti. Il tempo fece chiaramente conoscere da che parte era il torto, sebbene la scienza avesse assicurato che nessun pregiudizio poteva arrecare.

La lavorazione del rame cessò non per le grida e le minaccie dei contadini ignoranti, ma per ragioni