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luce, perché la finestra dava in un piccolo orto sotto certe mura antiche ricoperte di edere; e mi veniva sempre voglia di andarmene prima che il prete fosse venuto. E quella zoppa che m’apriva l’uscio! Certi occhi che mi facevano pensare alla panna inacidita.

Ma tra le tende, tutte polverose e sbiadite, c’era una gabbia appesa, con un canarino così giallo che pensavo fosse colorito con i tuorli dell’uova che si davano al prete quando veniva a benedire le case. Saltellando, faceva oscillare la gabbia e anche un poco le tende, a motivo delle quali mi scansavo in fretta; quasi per paura. Io mi vergognavo di lui, che mi vedesse con il mio libricciolo sotto il braccio lì ad