Pagina:Bettini - Guida di Castiglione dei Pepoli, Prato, Vestri, 1909.djvu/102

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Ezelino da Romano, e i due fratricidi danteschi, Napoleone ed Alessandro troppo lungo sarebbe parlare.

Passiamo adesso ad un episodio luttuoso.

L’antico Castiglione (il Castellazzo) fu atterrato dai Bolognesi nel 1317. — Era divenuto — consenzienti o no i feudatari — un covo di masnadieri, che capitaneggiati da un Guidicello di Montecuccoli, o da Prato — come altri vogliono — appartenente esso pure, di certo, alla consorteria degli Alberti, tagglieggiavano le strade, riempiendo il paese di ruberie e d’ingiustizie.

Il Comune di Bologna decise di distruggere quel covo di malviventi e spedì sue milizie.

La resistenza fu ostinatissima da parte dei difensori della ròcca, che nulla di pietà avevano a sperar dai nemici: non confidavano di ottener quartiere e nol concedevano. La vittoria finale fu dei Bolognesi: il castello fu raso al suolo, dispersi i suoi abitanti.

I superstiti, calmata la bufera, tornarono a rivedere le rovine del nido natio; costruirono non lontano, nuove abitazioni ed i loro Signori edificarono un altro fortilizio, che corrisponde, sottosopra, all’attuale ròcca di Castiglione. Questa fu la sede nuova del governo feudale: ivi la potesteria, l’amministrazione, i famigli.

Pochi anni sono facendosi degli scavi al disotto del Castellazzo, — così nomansi i ruderi dell’antico fortilizio, rovinato dai Bolognesi nel 1317 — sotto un enorme macigno, si trovò lo scheletro d’un guerriero, chiuso nella sua ferrea armatura. Si tratta sicuramente d’una vittima di quelle lotte scellerate ed infelici.