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Quanto è bello raggiungere le ardue cime, spaziare da esse ampiamente lo sguardo!1

Grande è il vantaggio che il corpo ritrae dall’esercizio moderato delle ascensioni alpine.

Nello scendere e nel salir l’erta, si mettono in giuoco tutti i gruppi muscolari, con una continua vicenda di sforzi e di riposi, in cui si esercitano senza mai stancarsi.

Il polmone si dilata — aumenta la capacità respiratoria — aspirando un’aria sempre più pura ed elastica, di mano in mano che si ascende nelle alte regioni dell’atmosfera.

L’aria dei luoghi elevati è quasi sempre priva di agenti patogeni, di microbi, per la scarsezza della popolazione e la mancanza quindi di materiali putridi — letame, latrine, oggetti di rifiuto, che circondano l’uomo.

L’aria è inoltre ricca d’azoto — specialmente, ove son conifere ed altre piante resinose; — e l’azoto ha molta azione nel favorire il ricambio materiale e nell’uccidere i microbi, i bactèri.

L’occhio si acuisce nelle lontananze e si riposa, riposo dell’accomodazione: e fin le braccia e le mani trovan qualche cosa da fare nei momenti più scabrosi.

«Il sole ci scalda senza pericolo, il vento ci batte in breccia senza polvere, e l’uomo, per dir cosi, nuota nel suo naturale elemento con la vivace espan-


  1. Manni Giuseppe — Rime, Firenze, Le Monnier, 1900. Salendo l’Appennino.