Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/18

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tudini della disciplina ecclesiastica che mutò ogni secolo, le quali cose dovevano d’assai allargare la mole di due volumi; nè per quanto fosse oltrata l’erudizione del Sarpi, è verosimile che fosse ancor valida a così difficile impresa: giunto che la Storia, basta solo leggerla per vedere che è lavoro isolato, finito, e che non ha relazione alcuna con altro.

È ben vero che il Sarpi fino d’allora mostrava curiosità grande di conoscere i particolari di quel concilio, terminato pochi anni addietro (nel 1563); ma era del pari curioso di ogni altro avvenimento pubblico, de’ quali s’informava esattamente, nel che continuò sino al fine di vita. E rispetto al concilio era naturale che un uomo così avido di sapere e di penetrare i secreti dei principi e delle corti, s’interessasse per un oggetto che teneva a sè rivolte tutte le menti, e gli arcani di cui la corte di Roma con ogni diligenza cercava di occultare al mondo; e che per sua istruzione e curiosità raccogliesse quanti documenti e notizie potesse avere. Camillo Oliva, secretario del fu cardinale Ercole Gonzaga presidente del concilio, gliene somministrò bella copia intorno a’ fatti dell’ultima convocazione; ma per scrivere una compiuta storia non bastavano di lunga mano ne’ questi materiali, nè quanto Frà Paolo potè ricavare dagli archivi del duca su casi particolari; e il meglio che avrà trovato, doveva essere il carteggio tra il duca Federico, padre di Guglielmo, e papa Paolo III quando si trattò di mettere il concilio a Mantova.

Oltre all’Oliva col quale ebbe famigliarità intrinseca, e al vescovo Boldrino, strinse amicizia con