Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/81

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capo iv. 73

tinizzando tutte le voci greche e spiegando i modi oscuri con intemperanza usati dall’autore; lo che dimostra che il Sarpi colla superiorità del suo genio era pervenuto di una scienza che allora nasceva a penetrarne gli arcani. Ma superò di gran lunga l’autore medesimo mentre in quasi tutti i trattati di lui avvertì un gran numero di sbagli e di viziose omissioni, e aggiunse a parecchi de’ proposti teoremi, o migliori o più adeguate dimostrazioni, notando il tutto o interlinearmente o su volanti cartucce; e ad alquanti problemi sciolti dal Viète in un modo non corrispondente all’instituto suo, recò analitiche e brevi soluzioni, ordinando meglio nel tempo stesso le figure per le dimostrazioni instituite, e certe proposizioni infine corroborando con una più chiara dottrina. Delle quali cose va poi il dottore Grisellini adducendo esempi ch’io ometto per brevità.

Dalle matematiche passò il Sarpi alle scienze fisiche ed astronomiche. Nel 1592 era stato chiamato professore a Padova, e vi restò fino al 1610, Galileo Galilei; che giovane di età, non contando allora più di 28 anni, di 12 minore di Frà Paolo, già era maturo per senno e annunciava di dover essere il più grande innovatore nella filosofia sperimentale. Fra questi due sommi ingegni si strinse una cordiale amicizia, sicchè il Galileo chiamava il frate, suo padre e maestro; e fatte comuni le sperienze e gli studi, si adoperarono d’accordo a disgomberare gli errori prodotti dal fanatismo de’ peripatetici. L’invenzione del termometro il Galileo la dovette per certo ai lumi somministratigli dal Sarpi,