Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/115

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capo xx. 107

accrebbero, perchè, come osserva Frà Paolo, mai la Corte non si lascia indurre che venga annullato o corretto un abuso che non ne abbia preparato un maggiore e più utile. Furono dunque conservate le coadiutorie, e furono quindi introdotte le pensioni, invenzione che essa sola vale tutte le altre. Con questo titolo la Curia si riservò la facoltà di gravare qualsiasi beneficiato dell’onero di pagare a tale o tale altro suo favorito una pensione che talvolta somma la metà, o i due terzi, od anco i tre quarti della rendita; e il pensionatico fu concesso non pure ai preti, ma a’ laici, a’ ragazzi, a’ cortegiani, a’ soldati, e talvolta, benchè con qualche coperta, alle amorose de’ papi e de’ cardinali. Le pensioni erano usate anco prima del concilio di Trento, e rimontano al 1200, ma non ne fu mai fatto peggiore scialacquo come dopo quella sinodo.

Fin qui abbiamo parlato dei vivi, ora conviene dire qualche parola anco dei morti, perchè il papa est super vivos et super mortuos. Quando i beni della Chiesa erano una proprietà dei poveri, e che il clero non aveva diritto fuorchè al suo necessario, è naturale il credere che niun cherico potesse fare avanzi. Dopo che quelli furono divisi, continuò per molto tempo che i risparmi fatti sulle rendite della Chiesa, morendo il beneficiato, tornassero alla Chiesa. In seguito ora dalle leggi de’ principi, ora dalle dispense de’ papi, ma più spesso dalla umana avarizia fu stabilita la pratica non generale che anco di quelli potessero disporre per testamento; finchè verso il 1378, secondo Tommasini, in occasione dello scisma tra Urbano VI papa di Roma e Clemente VII papa