Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/118

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equivale ciascuno circa undici franchi e mezzo secondo il valore attuale de’ metalli che doveva essere maggiore a quel tempo, confrontandolo col valore delle derrate. È certo che tutti insieme i monarchi di allora non possiedevano tanto denaro; e quella quantità enorme di vasellame prezioso ci porge indizio quale dovesse essere il lusso della corte pontificia. Convien notare altresì che Giovanni XXII non fu meno scialacquatore degli altri papi, e che la somma anzidetta fu ammassata da lui in 18 anni che durò il suo ponteficato.

Giovanni di San Romano conta che durante il ponteficato di Pio II dal 1458 al 1464 la Francia pagò alla cancelleria romana per annate, bolle e dispense beneficiali da due milioni e mezzo di scudi, che sono 15 milioni di franchi.

Nel 1461 il Parlamento di Parigi osservò che in tre anni erano andati a Roma per cause beneficiali 4 milioni.

Secondo Hume le annate e le primizie in Inghilterra dal 1487 al 1530 fruttarono alla cancelleria romana 160,000 sterlini.

A tempi di Alessandro VI che fu pontefice dal 1492 al 1503, la creazione de’ cardinali fruttava alla Camera da 10,000 fiorini ciascuno; ed avendone quel pontefice creati 43 negli undici anni del suo ponteficato, si può far conto ch’ei ne traesse da 400, a 500 mila fiorini d’oro; altri 60,000 fiorini d’oro ritrasse da ottanta scrittori di Brevi a cui vendette la carica; le altre cariche venali della Curia si può contare che fruttassero a quel tempo da 40 a 50,000 fiorini all’anno per lo meno.