Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/234

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226 capo xxiv.


Fra tanti onori, con tanta fama, soggetto di ammirazione all’Europa e di odio immenso a Roma, pegno carissimo a’ suoi nazionali, curiosità de’ più illustri viaggiatori, ambizione dei principi che lo invitavano alla sua corte, e più grande di loro. Frà Paolo conservò sempre lo stesso genere di vita, modesta e povera. La sua virtù superando la viltà dei suoi nemici, ne spregiava le ingiurie o le compativa, e quando gli veniva parlato di taluno che si prendeva il rio gusto d’oltraggiarlo, era solito rispondere: «Che volete? gli è toccato un cervello e una condizione tale d’interessi che non può far altro». Udendo che monsignor Zacchia nuncio apostolico a Venezia ed altri Romanisti non mai dicevano il suo nome senza accompagnarlo di villani epiteti, quasi egli si fosse il più tristo uomo del mondo: «Hanno ben ragione, rispose; non c’è paragone tra me e loro. Egli vogliono essere perfettissimi e santissimi, ed io non pretendo a tanto». Sprezzatore della fortuna e de’ suoi prestigi, aveva spesso in bocca il proverbio: Si spiritus dominantis super te ascenderit, locum tuum ne deseras: «Se ti assale lo spirito di predominio, non abbandonare il tuo posto». E ancora «chi cammina in su le zanche e siede in alto, non diminuisce fatica, ma sta più in pericolo». La sua vita era così innocente che il signor di Villiers ambasciatore di Francia a Venezia udendo il nominato nunzio che lo chiamava ipocrita, non potè ristarsi dal dirgli: «Monsignore, voi lo chiamate ipocrita, eppure non l’ho mai veduto far alcuna delle azioni solite agli ipocriti: non mai andar per strada col rosario in