Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/276

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sciplina grammaticale. I Francesi ne hanno un esempio nell’amenissimo loro Montaigne, che con quel suo linguaggio tra guascone, latino, italiano e spagnuolo, procedendo da una natura spontanea ha l’arte di affascinare chi legge e diletta colla stessa barbarie; e gli Italiani lo hanno in Frà Paolo. Fa maraviglia come il suo antagonista Pallavicino, con tutta la sua squisitezza ed eleganza toscana, riesca a far sbadigliare e fastidire il lettore sì che pochi sono donati della cappuccinesca pazienza per leggere quel suo libro senza noiarsi; laddove quello di Frà Paolo, comechè in apparenza sterile, sfrondato, ignudo di ogni benchè modesta pompa, e talvolta ribelle a tutte le grazie del dire, incanta sì dal principiò al fine che incresce quantunque volte sia forza interromperne la lettura. Ciò proviene che il primo, tutto intento alle parole, manca nell’arte principalissima di sapere esprimere con chiarezza e semplicità e con quella forma che è più naturale i propri concetti. Affogandoli in un labirinto affettato e mal scelto di parole, quante più ne spende per farsi capire altrettanto diventa imbarazzato e noioso. Ma quell’arte è così eminente in Frà Paolo, che pochi lo pareggiano nel dare a’ suoi pensieri quella forma che più gli piace, e sembra che la da lui scelta sia la migliore, la più naturale, e quella che il lettore istesso avrebbe preferito. Tutto lo studio di Frà Paolo è rivolto a spiegarsi nettamente e con brevità. Afferrando ed esprimendo con maestria le idee principali, lascia al lettore la soddisfazione di dedurre le subalterne; e così lo obbliga, senza che se ne avveda, a pensare; sa fissarne l’at-