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CAPO VIGESIMO.


(1609-15). Non è caso raro che una persona sia eruditissima in un dato ramo dell’umano sapere, ma il Sarpi era in tanti così profondo che non si saprebbe distinguere in quale fosse più, in quale meno. A considerare i numerosi volumi che ancora rimangono, o stampati o inediti, scritti da lui su oggetti svariatissimi: materie feudali, beneficiali, di giurisdizione; controversie di confini; affitti, livelli, juspatronati; cause singolari di laici ed ecclesiastici, fôro misto; navigazione, commercio; arginatura di fiumi, tagli di bosco, diritti di pascolo, diritti e privilegi municipali; cause di confraternite, di monache, di gesuiti, di Greci, di Ebrei, di Turchi; materie politiche di ogni genere, leghe, transazioni, concordati; leggi, consuetudini o costumi di nazioni; insomma tutti i casi infiniti che potevano occorrere nell’amministrazione interiore ed esterna di una repubblica regolata da tante e così varie leggi come era Venezia; e dove era necessaria una esatta cognizione dell’istoria, geografia, e topografia; del diritto pubblico, civile, municipale, feudale e canonico; della scienza diplomatica, de’ trattati generali e particolari; dell’agrimensura, dell’idraulica e di altre scienze: a considerare, dico, tutte queste cose e quanto per ciascuna fosse necessario di rovistare archivi, svolger pergamene, confrontare, esa-


Vita di F. Paolo T. II. 6