Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/133

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narra, che il savio dei tempi lontani, prendendo a condurre i suoi fratelli di carne dalla feroce esistenza animale a vita men disonesta, si accôrse ben tosto non bastargli all’impresa l’unico risguardo dell’utile; quindi meditò più profonda idea, e il savio invocò la Bellezza, e la Dea mite alla preghiera lo sovvenne del suo sorriso, e le razze umane amabilmente lusingate accolsero meno ritrose il dettame della sapienza. L’uomo è composto di poca ragione, e di molte passioni: però, se la visione del senno vuol essere umanamente applicabile, è mestieri che si renda sensibile coll’ardore degli affetti, e coll’evidenza delle immagini. Le passioni hanno ribrezzo dell’ignudo sillogismo; questo non fa buono che alla gente di toga, e forse nè anche a lei, ma non ha coraggio di dirlo. Le passioni, benchè sovente amare di grave sventura, sono il bisogno e il desiderio dell’uomo. L’uomo anela furiosamente alla vita; la vita non si sente, che per passioni, e va calcolata a misura della loro profondità. Lontana, e quasi spenta ti si affaccia l’esistenza in quei giorni, che non ti aggira il vortice degl’interni sentimenti. E allora ti vince lo spregio di te, e de’ tuoi simili, e ti coglie il fastidio del bene e del male, e il pianto e il riso ti eccitano ai medesimi sensi, nè il pensiere sapendo dove chiuder l’ale, e posarsi, bestemmiando chiama dai cieli la distruzione. Talchè tu aborri per istinto il vuoto, e la noia della quiete, come pegno di morte anticipata, e ti affanni dietro all’alterno travaglio delle affezioni, e col desio rispondi al cenno di mille fantasmi ridenti, tanto che men tardi si sfiori la giovanezza dell’anima, e il tempo per meno aspra via ti conduca alla giornata dell’ultimo dolore. Ma la plebe mortale ha di per sè stessa perfetto il senti-