Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/138

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ranze non è buono, perchè poi la delusione fa gemere di soverchia amarezza; rigenerare i primitivi destini dell’uomo non è da noi, perchè sono un pensiere della eternità; stringere i mortali in una famiglia di fratelli, forse è un sogno dell’amore, perchè, se non esiste uguaglianza di condizioni, manca la pietra angolare dell’edifizio: e dov’è la mano potente a bilanciare le eminenti differenze, che hanno aspetto e titolo d’ingiustizie, e forse saranno? La Natura vuol reggersi a governo aristocratico, e la Natura vuol ciò che vuole: ond’ella tramò le sue fila in maniera, che a pochi dava la dote invidiata dell’intelletto, a pochi la bellezza, a pochi la fibra dello squisito sentire, e nelle ricchezze concentrate dell’uno segnava la povertà delle migliaia, e la potenza di un popolo espresse il niente d’un altro, nè tu spesso puoi ridere se un tuo fratello non piange. Tutto questo ha nome d’ordine; – una forza è di certo. Se la Natura abbia torto o diritto, altri ne giudichi, – io nol farò davvero; perchè l’hanno predicata gelosa dei suoi segreti, e quando si ostina a celarsi, nè preghi, nè torture, nè impronti, la scuoprono. I più tuttavia la dicono savia, e provvidente; ed io concorro alla fede, nè mi giova penetrare più addentro. È stile antico adorare ciò che non comprende la mente; e il dominio della curiosità affannò più anime immortali, che tu non pensi. Però la sventura non è in tutto decreto del caso; ella in qualche parte è pianta educata dalle mani dell’uomo, e spetta alla Morale distinguere i mali immutabili, e quelli provenienti dalle nostre pervertite potenze. Il desiderio aspira pressochè all’Infinito; pur molti de’ suoi voti si possono sciogliere. Le leggi, donde tanta parte dipende del bene comune, sono capaci di generose riforme; molti