Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/147

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basta a creare sè stesso. L’imitazione fa degli armenti, e non dei Grandi; la libertà è anima sola ed eterna dell’intelletto. La Ragione ha battuto sovente all’uscio delle officine rettoriche per venire agli accordi, tanto che scemassero le ostilità contro lo spirito umano; ma i retori non apersero mai; quindi in ogni età quel sussurro di anime sottomesse errando d’intorno alle calcagna dell’uomo grande ha gridato: – o uomo, posa le gambe, e va sulle nostre; – e perchè l’uomo per un certo suo natural dispetto, e a motivo delle distanze, non ascoltava il comando, per lui non v’ebbe più sollevazione. I pedanti mormorando il sospetto nelle camere del potente, e scorrendo i trivi e le piazze, bandivano addosso al Grande la croce. Amaro fu il calice, che gli offersero a bere, e la plebe umana, che dipende dalle spinte, persuasa dallo schiamazzo versò la sua parte di fiele in quel calice. Forse la moltitudine, tenendosi al naturale nell’estimare le cose, piegherebbe meno dei critici a sinistra; ma da che i giustizieri delle Lettere si fabbricarono la scanna delle sentenze, le turbe, fatalmente inchine a pigrizia di servitù, rinnegarono l’intelletto in mano ai dottori, e non giudicano mai secondo l’azione delle proprie facoltà, ma non danno parere di sorta, o si governano colla fama. E la fama anch’ella è matta, o savia, secondo da cui prende le mosse, e a prima giunta spesso s’imparenta agli affetti, e vagheggia la Fortuna, nè così per tempo si accorda colla Giustizia, la quale è conseguenza delle misure, od opera tarda degli anni. – La spanna del pedante non comprende che il pedante: – nè aspiri più alto; – il massimo non entra nel minimo. L’Alighieri, Michelangiolo, Galileo, sono espressioni vicine dell’infinito: i pedanti narrino il