Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/173

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capitolo ix 167


pietá. La quale se avviene che per te di sé ne’ bellissimi visi mostri segnali, incontanente di ciò rendi merito qual tu puoi. Io e tu non siamo sí dalla fortuna avvallati, che essi non siano grandissimi in noi da poter dare; né questi sono però altri, se non quelli li quali essa a niuno misero può tôrre, cioè esemplo di sé donare a quelli che sono felici, acciò che essi pongano modo a’ loro beni, e fuggano di divenire simili a noi; il quale, sí come tu puoi, sí fatto dimostra di me, che, se savie sono, ne’ loro amori savissime ad ovviare agli occulti inganni de’ giovani diventino per paura de’ nostri mali.

Va’ adunque: io non so qual passo si convenga a te piuttosto, o sollecito o quieto, né so quali parti prima da te siano da essere cercate, né so come tu sarai né da cui ricevuto. Cosí come la fortuna ti pigne, cosí procedi: il tuo corso non può essere guari ordinato. A te occulta il nuvoloso tempo ogni stella, le quali se pure tutte paressono, niuno argomento t’ha l’impetuosa fortuna lasciato a tua salute; e perciò in qua e in lá ributtato, come nave senza temone e senza vela dall’onde gittata, cosí t’abbandona, e come li luoghi richieggiono, cosí usa varii li consigli. Se tu forse alle mani d’alcuna pervieni, la quale sí felici usi li suoi amori che le nostre angoscie schernisca, e per folle forse riprendane, umile sostieni li gabbi fatti, li quali menomissima parte sono de’ nostri mali, e a lei la fortuna essere mobile torna a mente, per la qual cosa noi lieta, e lei come noi potrebbe rendere in brieve, e risa e beffe per beffe le renderemmo. E se tu alcuna troverai che, leggendoti, li suoi occhi asciutti non tenga, ma dolente e pietosa de’ nostri mali con le sue lagrime multiplichi le tue macchie, quelle in te, sí come santissime, con le mie raccogli, e piú pietoso e afflitto mostrandoti, umile priega che per me prieghi colui il quale con le dorate piume in un momento visita tutto il mondo, sí che egli forse da piú degna bocca che la nostra pregato, e piú ad altrui pieghevole che a noi, allevii le nostre angoscie. E io, chiunque ella sia, priego da ora con quella voce che a’ miseri piú esaudevole è data, che ella mai a tali miserie non pervenga, e che sempre le siano gl’iddii