Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/199

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chiuose 193


libro secondo Georgicon ove loda per la piú beata vita che si possa menare in questo mondo se il villano ci stesse contento, ove dice:

O fortunatos nimium, sua si bona norint
Agricolas! quibus ipsa procul discordibus armis
Fundit humo facilem victum iustissima tellus.

[vv. 457-459]

A dimostrare come la natura dell’omo si poria contentare di poco e non appetere cose superflue che sono la morte dell’omo, come che chiaro dimostra l’autore di questo, scrive Lucano in questa forma:

........ O prodiga rerum
Luxuries, numquam paro contenta paratis
Et quaesitorum terra pelagoque ciborum
Ambitiosa fames et lautae gloria mensae
Discite, quam parvo liceat producere vitam
Et quantum natura petat. Non erigit aegros
Nobilis ignoto diffusus consule Bacchus:
Non auro murrhaque bibunt, sed gurgite puro
Vita redit...

[Bell. civ., IV, 373 sgg.]


[li satiri etc.]. Li Satiri secondo li poeti sono gl’iddii delle ville; li Fauni secondo li poeti sono gl’iddii delle selve; le Driadi secondo li poeti sono le dèe delli boschi; le Naiadi secondo li poeti sono le dèe delle fonti; le Ninfe secondo li poeti sono le dèe delli fiumi.

[al suo biforme figliuolo ]: cioè Cupido figliuolo di Venere, dio dell’amore, il quale si pone nudo e cieco.

[Sardanapallo]. Secondo pone Iustino istoriografo e abreviatore di Trogo Pompeo, fu il terzo re che signoreggiò la cittá di Babilonia dopo la morte di Semiramis regina la quale