Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/43

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capitolo ii 37


pietá perduta del vecchio padre, il quale è tale quale il ti diè la fortuna, almeno di te medesimo t’incresca piú che di me o di lui, il quale, se i tuoi sembianti in prima, e poi le tue parole non m’hanno ingannata, piú morto che vivo ti se’ mostrato, quale ora, per accidente, senza vedermi hai trapassata; e ora a sií lunga dimora, chente richiede la mal venuta pietá, senza vedermi ti credi potere dimorare? Deh, per Dio, attentamente riguarda, e vedi te possibile a morte ricevere, se per lungo dolore avviene che l’uomo si muoia, come io intendo per l’altrui vita, di questa andata, la quale che a te sia durissima, le tue lagrime, e del tuo cuore il movimento, il quale nell’ansio petto senza ordine battere ti sento, dimostrano; e se morte non te ne segue, vita peggiore che morte non te ne falla. Oimè! che lo innamorato mio cuore insieme dalla pietá che a me medesima porto, e da quella che per te sento è ad un’ora costretto. Per che io ti priego che tu sí sciocco non sii che, movendoti a pietá d’alcuna persona, e sia chi vuole, tu vogli te a grave pericolo di te medesimo sottoporre. Pensa che chi sé non ama, niuna cosa possiede. Tuo padre, di cui tu se’ ora pietoso, non ti diede al mondo perché tu stesso divenissi cagione di tòrtene. E chi dubita che, se a lui fosse la nostra condizione licito di scuoprire, che egli, essendo savio, non dicesse piuttosto: ‘rimanti’ che ‘vieni’? E se a ciò discrezione non lo inducesse, egli ve lo inducerebbe pietá; e questo credo che assai ti sia manifesto. Dunque fa’ ragione che quel giudicio che egli darebbe, se la nostra causa sapesse, che egli l’abbia saputa e dato, e per la sua medesima sentenza lascia stare questa andata, a me e a te parimente dannosa.

«Certo, carissimo signor mio, assai possenti cagioni sono le giá dette da doverle seguire, e rimanerti, considerando ancora dove tu vai; ché, posto che colá vadi ove nascesti, luogo naturalmente oltre ad ogni altro amato da ciascuno, nondimeno, per quello che io abbia giá da te udito, egli t’è per accidente noioso, però che, sí come tu medesimo giá dicesti, la tua cittá è piena di voci pompose e di pusillanimi fatti,