Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/113

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però non da queste le loro, ma queste da quelle dinomino; e intendo per quelle, delle quali questo paon si cuopre, la bellezza della peregrina istoria che appare nella lettera della Comedia; e il cambiare del color di quella, secondo i vari mutamenti di questo uccello, ninna altra cosa esser sento, se non la varietá de’ sensi che a quella in una maniera e in altra, leggendola, si posson dare. E i cento occhi, chi non intenderá i cento canti di quella, ne’ quali ella cosí è ordinata e distinta e ornata, come ne’ lor luoghi distinti mirabilmente gli occhi si veggono nel paone?

Sono e al paone i piè sozzi e l’andatura queta: le quali cose ottimamente alla Comedia del nostro autor si confanno; percioché, si come sopra i piedi pare che tutto il corpo si sostenga, cosí prima facie pare che sopra il modo del parlare ogni opera in iscrittura composta si sostenga; e il parlare volgare, nel quale e sopra il quale ogni giuntura della Comedia si sostiene, a rispetto dell’alto e maestrevole stilo letterale che usa ciascuno altro poeta, è senza dubbio sozzo. L’andar quieto e tacito significa l’umiltá dello stilo, il quale nelle comedie di necessitá si richiede, come color sanno che intendon che vuol dir «comedia». Ultimamente dico che la voce del paone è sonora e orribile; la quale, comeché la soavitá delle parole del nostro poeta paia e sia molta, nondimeno chi bene in alcune parti riguarderá, ottimamente conoscerá confarsi con la voce della Comedia, e massimamente dove con acerbissime invezioni grida ne’ vizi d’alcuni, oppur, distesamente procedendo, d’alcuni altri morde le colpe o gastiga i miseri peccatori. E niuna’è piú orrida voce di quella del gastigante, e massimamente a colui che ha commesso o a colui che, a mandare i suoi appetiti ad effetto, schifa l’ostacolo del riprensore. Per la qual cosa e per l’altre di sopra mostrate assai appare, colui che fu, vivendo, pastore, dopo la morte esser divenuto paone, si come creder si puote essere stato per divina spirazione nel sonno mostrato alla cara madre (a). (a) Questa esposizione del sogno della madre del nostro poeta