Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/105

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morale e naturale, non trascendano alle sedie de’ beati, ma solamente di terra speculino, conoscano e dimostrino i naturali effetti de’cieli nella terra e gli atti degli uomini: per la cognizion delle quali cose sta sempre verde la fama di quegli uomini e di quelle donne le quali seguiti gli hanno. E, a volere a cosí eccelsa e cosí nobile stanza divenire, si conviene tenere il cammino il quale l’autore ne divisa, cioè passar quel fiumicello, il quale circunda questo luogo, dove la filosofia, maestra di tutte le cose, dimora; e passarlo come terra dura, accioché nell’acqua di quello non si bagnino i piè nostri. E sono, avanti ad ogni altra cosa, per questo bel fiumicello da intendere le sustanze temporali, cioè le ricchezze, i mondani onori e le mondane preeminenze, le quali sono nella prima apparenza splendide e belle, quantunque in esistenza oscure e tenebrose si truovino: in quanto sono privatrici, e massimamente in coloro che non debitamente l’amano o guardano o spendono o esercitano. E come l’acqua spesse volte è a’ nostri sensi dilettevole, cosi queste sono agl’ingegni e agl’intelletti nocevoli; e cosi sono fiusse e labili come è l’acqua, la quale è in corso continuo; niun fermo stato hanno; oggi sono, e doman non sono; oggi sono in questo luogo e doman in quell’altro; oggi piacciono e domane spiacciono. E chiama l’autor quest’acqua «fiumicello», che è diminutivo di «fiume», per dare ad intendere queste cose temporali e la lor luce e il lor comodo, a rispetto delle cose eterne, esser piccole o niuna cosa. E perciò, chi vuole pervenire all’altezza della fama filosofica, gli convien passar questo fiumicello non con delicatezze, non con morbidezze, non con conviti e artificiati cibi e esquisiti vini e con lunghi sonni e dannosi ozi; ma tutte queste cose, e simigliatiti, non solamente scacciate e rimosse da sé, ma senza bagnarsi i piedi in quest’acqua, cioè in alcun atto lasciarsi toccare, o muover l’affezione a quella, e come terra dura passarlo, come il passaron per la temporal gloria Cammillo, Cincinnato, Curzio, Fabbrizio e Scipione e simiglianti, e per la filosofica eminenza Diogene, Democrito, Anassagora e i lor simili: li quali, scalpitate co’ piedi le ricchezze, ed avutele a vile e disprezzatele, passarono