Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/117

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Dio è molta: e queste cotali «Vanno a vicenda», cioè ordinatamente l’una appresso all’altra, come venute sono, «ciascuna al giudizio», che di loro dee esser dato; e quivi, «Dicono», le lor colpe, «e odono», la sentenza data di loro, «e poi son giú vòlte», in inferno ne’ luoghi diterminati da’ ministri di questo giudice. — «O tu che vieni». Qui dimostra l’autore questo Minos, sotto spezie di parole amichevoli, averlo voluto spaventare, dicendo: «O tu, che vieni al doloroso ospizio» dello ’nferno, — «Disse Minos a me, quando mi vide», esser vivo, «Lasciando l’atto», cioè l’esercizio, «di cotanto offizio», quanto è l’avere ad esaminare e a giudicare tutte l’anime de’dannati:—«Guarda coni’ entri», quasi voglia dire che chi entra in questo luogo non ne può mai poi uscire, «e di cui tu ti fide»: volendo che l’autore per queste parole intenda non esser discrezione il mettersi per sua salute dietro ad alcuno che se medesimo non abbia saputo salvare. Quasi voglia dire: — Virgilio non ha saputo salvar sé, dunque come credi tu che egli salvi te? — Sentiva giá questo dimonio per la natura sua, la quale, come che per lo peccato da lui commesso fosse di grazia privata, non fu però privata di scienza, che l’autor non doveva quel cammin far vivo se non per sua salute, dal quale esso dimonio l’avrebbe volentieri frastornato. «Non t’inganni l’ampiezza dell’entrare»,— la quale è libera ed espedita a tutti quegli che dentro entrar ci vogliono, ma l’uscire non è cosí. E par qui che questo dimonio amichevolmente e con fede consigli l’autore; il che non suole esser di lor natura, e nel vero non è. Non dico perciò che essi alcuna volta non deano de’ consigli che paiono buoni e utili; ma essi non sono, né furon mai, né buoni né utili, percioché da loro non son dati a salutevol fine, ma, per farsi piú ampio luogo, nella mente di chi crede loro, a potere ingannare, gli danno talvolta. E perciò è con somma cautela da guardarsi da’ consigli de’ malvagi uomini, percioché, quanto miglior paiono, piú è da suspicare non vi sia sotto nascosa fraude ed inganno. Poi séguita: «E’l duca mio a lui: —Perché pur gride?» Non potè sostener Virgilio di lasciargli compiere l’orazione,