Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/149

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ami l’altro e l’altro l’uno, tuttavia suspicano non sia cosí come a lor pare, insino a tanto che del tutto discoperti e conosciuti sono. «Ed ella a me: — Nessun maggior dolore Che ricordarsi del tempo felice»: chiama «felice» il tempo il quale aveva nella presente vita, per rispetto a quello che ha nella dannazione perpetua, la qual chiama «miseria», dicendo: «Nella miseria»; e veramente grandissimo dolore è: e questo assai chiaro testimonia Boezio, in libro De consolatione, dicendo: «Summutn infortunii genus est, fuisse /elícevi»; «e ciò sa ’l tuo dottore», cioè Virgilio, il quale, e nel principio della narrazion fatta da Enea de’ casi troiani a Didone e ancora nel dolore di Didone nella partita d’Enea, assai chiaramente il dimostra. «Ma, se a conoscer la prima radice», la qual prima radice del costoro amore ha l’autore mostrata di sopra quando dice: «Amor, ch’ai cor gentil», ecc., dove qui, secondo la sua domanda, cioè dell’autore, madonna Francesca gli dimostra come al frutto, il quale di quella radice si disidera e s’aspetta, essi pervenissero; e cosí vorrá qui l’autore che il principio s’intenda per la fine: «Del nostro amor tu hai cotanto affetto», cioè tanto disiderio, «Farò come colei che piange e dice. Noi», cioè Polo ed io, «leggevamo un giorno per diletto Di Lancellotto», del quale molte belle e laudevoli cose raccontano i romanzi franceschi; cose, per quel ch’io creda, piú composte a beneplacito che secondo la veritá: e leggevamo «come amor lo strinse»; percioché ne’ detti romanzi si scrive Lancellotto essere stato ferventissimamente innamorato della reina Ginevra, moglie del re Artu. «Soli eravamo e senza alcun sospetto». Scrive l’autore tre cose, ciascuna per se medesima potente ad inducere a disonestamente adoperare un uomo e una femmina che insieme sieno: cioè leggere gli amori d’alcuni, Tesser soli e Tesser senza sospetto d’alcuno impedimento. «Per piú fiate gli occhi ci sospinse», a riguardar l’un l’altro, «Quella lettura e scolorocci ’l viso»: cioè fececi tal volta venir palidi e tal rossi, cornea quegli suole avvenire, che, da alcuna cagion mossi, disiderano di dire alcuna cosa, e poi temono e cosí impalidiscono, o si