Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/190

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popoli non raen soave al gusto, che oggi sia a’ golosi di qualunque piú morbido pane; le mele salvatiche, le castagne, i fichi, le noci e mille spezie di frutti, de’ quali cosí come spontanei producitori erano gli alberi, cosí similemente liberalissimi donatori. Erano, oltre a ciò, le radici dell’erbe, l’erbe medesime piene d’infiniti, salutevoli non men che dilettevoli, sapori; e le domestiche gregge delle pecore, delle capre, de’ buoi prestavan loro abbondevolmente latte, carne, vestimenti e calzamenti, senza alcun servigio di beccaro, di sarto o di calzolaio; oltre a ciò, Tapi, sollecito animale, senza alcuna ingiuria riceverne, amministravano a quegli i fiari pieni di mèle; e la loro naturale piú tosto che provocata sete saziavano le chiare fonti, i ruscelletti argentei e gli abbondantissimi fiumi. E a queste prime genti le recenti ombre de’ pini, delle querce, degli olmi e degli altri arbori temperavano i calori estivi, e i grandissimi fuochi toglievan via la noia de’ ghiacci, delle brine, delle nevi e dei freddi tempi; le spelunche de’monti, dalle mani della natura fabbricate, da’ venti impetuosi e dalle piove gli difendeano, e sola la serenitá del cielo, e i fioriti e verdeggianti prati dilettavan gli occhi loro. Niun pensiero di guerra, di navicazione, di mercatanzia o d’arte gli stimolava; ciascuno era contento in quel luogo finir la vita, dove cominciata l’avea. Niuno ornamento appetivano, niuna quistione aveano, né era tra loro bomere, né falce, né coltello, né lancia. I loro esercizi erano intorno a’ giuochi pastorali o in conservar le greggi, delle quali alcun comodo si vedeano. Era in que’ tempi la pudicizia delle femmine salva e onorata; la vita in ciascuna sua parte sobria e temperata e, senza alcuno aiuto di medico o di medicina, sana; l’etá de’ giovani robusta e solida, e la vecchiezza de’ lor maggiori venerabile e riposata. Non si sapeva che invidia si fosse, non avarizia, non malizia o falsitá alcuna, ma santa e immaculata semplicitá ne’ petti di tutti abitava; per che meritamente, secondo che i poeti questa etá discrivono, «aurea» si potea chiamare.

Ma, poi che, per suggestion diabolica, si come io credo, cominciò tacitamente ne’ cuori d’alcuni ad entrare l’ambizione, e