Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/195

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nel giudicio de’ savi rimanga. In queste si condanna e assolve cui il vino conforta, o cui l’ampiezza delle vivande aiuta o disaiuta: e coloro, a’ quali i prieghi unti e spumanti di vino sono intercessori, procuratori o avvocati, le piú delle volte ottengono nelle lor bisogne.

Che fine questo costume si debba avere, Iddio il sa; credo io che egli da esso molto offeso sia.

Ma, che che esso alle misere anime s’apparecchi nell’altra vita, è assai manifesto lui a’ corpi essere assai nocivo nella presente. Percioché, se noi vorrem riguardare, noi vedremo coloro, che l’usano, essere per lo troppo cibo e per lo soperchio bere perduti del corpo, e innanzi tempo divenir vecchi; percioché il molto cibo vince le forze dello stomaco, intanto che, non potendo cuocere ciò che dentro cacciato v’è per conforto del non ordinato appetito e dal diletto del gusto, convien che rimanga crudo, e questa crudezza manda fuori rutti fiatosi, tiene afflitti i miseri che la intrinseca passion sentono, raffredda e contrae i nervi, corrompe lo stomaco, genera umori putridi; i quali, per ogni parte del corpo col sangue corrotto trasportati, debilitan le giunture, creano le podagre, fanno l’uom paralitico, fanno gli occhi rossi, marcidi e lagrimosi, il viso malsano e di cattivo colore, le mani tremanti, la lingua balbuziente, i passi disordinati, il fiato odibile e fetido; senza che essi, e meritamente e senza modo, tormentano il fianco di questi miseri che nel divorare si dilettano. Per le quali passioni i dolenti spesse volte gridano, bestemmiano, urlano e abbaiano come cani. Cosí adunque la rozza sobrietá, la rustica simplieitá, la santa onestá degli antichi, le ghiande, le fontane, gli esercizi e la libera vita è permutata in cosí dissoluta ingluvie, ebrietá e tumultuosa miseria, come dimostrato è. Per che possiam comprendere l’autore sentitamente aver detto: «la dannosa colpa della gola»; la quale ancora piú dannosa cognosceremo, se guarderemo e a’ publici danni e a’ privati, de’ quali ella è per lo passato stata cagione.

I primi nostri padri, si come noi leggiamo nel principio del Genesi, gustarono del legno proibito loro da Dio, e per questo