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CANTO SETTIMO

I

{{|Sc|Senso letterale}}

[Lez. xxvi] — «Pape Satdn, papé Satáft aleppe», — ecc. Nel presente canto l’autore, si come è usato ne’ passati, continuandosi alle cose precedenti, dimostra primieramente come nel quarto cerchio dello ’nferno discendesse; e poi, vicino alla fine del canto, dimostra come discendesse nel quinto, discrivendo quali colpe e nell’un cerchio e nell’altro si puniscano. E dividesi questo canto in due parti principali: nella prima mostra l’autore esser puniti gli avari e’prodighi; nella seconda mostra esser puniti gl’iracondi e gli accidiosi. E comincia la seconda quivi: «Or discendiamo ornai a maggior pièta». La prima parte si divide in tre: nella prima, continuandosi alle cose precedenti, mostra come trovò Plutone, e come da Virgilio fosse la sua rabbia posta in pace; nella seconda discrive qual pena avessero i peccatori nel quarto cerchio, e chi e’ fossero; nella terza dimostra che cosa sia questa che noi chiamiamo «fortuna». La seconda comincia quivi: «Cosí scendemmo»; la terza quivi: — «Maestro, — diss’io lui».

Dice adunque che avendo, come nella fine del precedente canto dimostra, trovato Plutone, «il gran nemico», che esso Plutone, come gli vide, admirative cominciò a gridare, ed a invocare il prencipe de’ dimòni, dicendo: — «Papé».